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13.10.2025 à 07:42

Khrys’presso du lundi 13 octobre 2025

Khrys
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Comme chaque lundi, un coup d’œil dans le rétroviseur pour découvrir les informations que vous avez peut-être ratées la semaine dernière.


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09.10.2025 à 14:10

Fine di Windows 10 : facciamo il punto della situazione

Framasoft
Forse avete sentito parlare della fine del supporto di Windows 10 senza prestare particolare attenzione, oppure vi state chiedendo se questo vi riguarda. Facciamo il punto della situazione. Questa traduzione di NILOCRAM è distribuita con licenza Creative Commons By-SA 4.0. … Lire la suite­­
Texte intégral (5617 mots)

Forse avete sentito parlare della fine del supporto di Windows 10 senza prestare particolare attenzione, oppure vi state chiedendo se questo vi riguarda.
Facciamo il punto della situazione.

Questa traduzione di NILOCRAM è distribuita con licenza Creative Commons By-SA 4.0.
Testo originale : https://framablog.org/2025/10/01/fin-de-windows-10-faisons-le-point/

 

Di cosa si tratta ?

Microsoft ha annunciato la fine del supporto per Windows 10 per il 14 ottobre 2025. Il sistema non riceverà più aggiornamenti.

Microsoft sta quindi spingendo i suoi utenti a passare alla versione superiore, Windows 11.

Recentemente è stata annunciata una « proroga » (chiamiamola con il suo nome) di un anno, ottenuta dopo pressioni popolari e valida solo per i cittadini dell’Unione Europea (vedi https://www.lemonde.fr/pixels/article/2025/09/26/fin-du-support-de-windows-10-microsoft-ouvre-la-possibilite-d-obtenir-une-prolongation-des-mises-a-jour_6643073_4408996.html)

Microsoft ha fatto un comunicato sull’argomento senza entusiasmo, come nota l’associazione Halte à l’Obsolescence Programmée.

Secondo le ultime notizie, questo anno supplementare sarà gratuito, mentre inizialmente era previsto un costo di 30 dollari (circa 28 euro). Tuttavia, sarà gratuito solo se creerai il tuo account sui server di Microsoft, consentendo loro l’accesso completo ai tuoi dati e alle tue apparecchiature.

Ma in ogni caso, se hai un computer un po’ vecchio (risalente a prima del 2017), non potrà passare a Windows 11 e diventerà quindi rapidamente obsoleto dal punto di vista del software. Vedi : https://fr.wikipedia.org/wiki/Windows_11#Mise_%C3%A0_niveau_et_configuration_minimale_requise

Per completezza, esistono soluzioni alternative che consentono di installare Windows 11 su un PC privo del famoso chip di sicurezza TPM 2.0 (installato sui PC a partire dal 2016). Tuttavia, queste soluzioni compromettono la sicurezza e persino la stabilità del sistema. È pericoloso.

Ma allora cosa devo fare con il mio computer ?

Non scoraggiarti ! Continua a leggere ! Non è una fatalità !

Il mio computer smetterà di funzionare ?

Il tuo computer continuerà a funzionare. I suoi componenti hardware sono ancora in buone condizioni e progettati per durare molto più a lungo. Ma in assenza di aggiornamenti, in particolare quelli di sicurezza, il sistema Windows 10 diventerà vulnerabile. Virus e persone disoneste potranno introdursi nel computer. I rischi sono reali, anche nel mondo fisico : monitoraggio della tua attività a fini di furto d’identità, ricatto con blocco del computer (ransomware), utilizzo della tua casella di posta elettronica per inviare e-mail trappola (phishing). Non è fantascienza per spaventare, è la quotidianità degli specialisti della sicurezza informatica.

E se ti stai chiedendo « perché dovrebbero attaccare me, che sono una persona anonima nella folla ? », sappi che gli hacker setacciano ogni possibile bersaglio, migliaia di volte all’ora.

Se il tuo computer è esposto, è solo questione di tempo prima che arrivino i guai.

Devo cambiare PC ?

Se il tuo PC è precedente al 2017 e desideri continuare a utilizzare Windows, allora sì, devi cambiare computer. Ciò significa rottamare un dispositivo che funziona perfettamente e che potrebbe durare ancora per anni.

Dal punto di vista ambientale, è un vero e proprio disastro. Si stima che 240 milioni di computer finiranno nella spazzatura (ti abbiamo dato la stima più bassa, le cifre variano a seconda delle fonti, ma sono comunque enormi, un’altra stima parla di 400 milioni). Tuttavia, è stato dimostrato da tempo che è la produzione di un dispositivo elettronico a inquinare maggiormente nel suo ciclo di vita. È quindi un comportamento virtuoso conservare un dispositivo il più a lungo possibile se si vuole ridurre al minimo il suo impatto sul mondo.

Anche dal punto di vista economico è una pessima notizia. Il prezzo dei computer nuovi, che sono certamente sempre più potenti, non varia molto nel tempo. Si tratta quindi di un investimento importante. E soprattutto fatti la domanda : il tuo utilizzo giustifica l’acquisto di un computer ultra potente per la tua scrivania ?

Sappi che il problema è lo stesso per le amministrazioni, le associazioni, le aziende. Questa storia costerà una fortuna all’intera comunità e quindi, di riflesso, a ciascuno di noi : il tuo comune, la tua scuola, il tuo datore di lavoro, i ministeri, ecc. Tutto questo per una decisione presa negli Stati Uniti da una sola azienda.

Ma perché Microsoft lo fa ?

Microsoft è un’azienda capitalista che esiste per fare soldi. Mi dirai : anche il mio idraulico. Ma il mio idraulico non mi obbliga a comprare una nuova casa perché il mio rubinetto è troppo vecchio.

Microsoft integra la sua tecnologia di intelligenza artificiale (Copilot) in Windows 11. Ci sono persino computer commercializzati con il nome « Copilot+ ». Tuttavia, lo sviluppo di questa intelligenza artificiale è costato una fortuna e continuerà a costare. Ad esempio, Microsoft si è impegnata a investire 25 miliardi di euro nel Regno Unito durante la visita di Trump.

Ma l’adozione è più lenta del previsto. Le persone non sanno bene cosa fare con Copilot. A parte battute e resoconti di riunioni (abbiamo una soluzione per te : prova Lokas).

Il 27 settembre 2025 la Deutsche Bank ha pubblicato un’analisi secondo cui l’intera economia degli Stati Uniti dipende dagli investimenti nell’intelligenza artificiale.

Per Microsoft, si tratta di rendere tutto questo redditizio aumentando il prezzo delle licenze (all’acquisto, Windows 11 costerà più di Windows 10, si parla di 145 € per una licenza « famiglia » contro i 50 €, tre volte di più). Anche a costo di forzare un po’ la mano alla clientela, ma certo.

Da notare : è stato dimostrato che Windows 11 ti spia fin dalla sua installazione.

Esiste un’alternativa al cambio di computer ?

È il momento giusto per provare qualcosa di diverso.

Puoi conservare il tuo attuale computer e passare a un altro sistema che ha dato buona prova di sé : GNU Linux.

Il pinguino, mascotte di Linux, al centro dell’attenzione. Licenza CC By David Revoy

 

Un buon modo, tra parentesi (militanti), per spiegare a Microsoft che non vogliamo il suo mondo.

È una scelta sempre più diffusa : la quota di sistemi Linux nelle case è in costante aumento, anche se ancora modesta rispetto al dominio di Microsoft su questo mercato. Pensa che, sebbene sia illegale, non hai ancora una vera scelta del sistema quando acquisti un nuovo computer, perché Microsoft ha firmato accordi con i produttori. Apri la scatola e Windows è già lì. Si tratta di vendita abbinata, che è vietata, ma ti spiegheranno che un computer senza sistema operativo, che dovrai installare tu stesso, non si venderebbe.

Tuttavia, sempre più fornitori di PC offrono computer senza sistema preinstallato o lasciano a te la scelta.

Per quanto riguarda la questione che ci interessa oggi : installare Linux su un computer che già possiedi è diventato molto semplice. Paradossalmente, è quasi più semplice che per Windows, che ti obbliga a essere connesso a Internet, a creare un account Microsoft, ecc.

Un vicolo cieco, Windows ? Non preoccuparti, abbiamo altre soluzioni da proporti ! – Licenza CC By David Revoy

 

Tuttavia, può sembrare una sfida insormontabile quando si è un semplice utente. Chiedi aiuto.

Pensa a quanto è fastidioso cambiare una lampadina della tua auto : bisogna avere dita di ferro, lavorare a tentoni, con il rischio di tagliarsi, quindi preferisci chiedere a qualcuno che l’ha già fatto e tutto diventa subito più semplice. Se vuoi davvero imparare come si fa, puoi sempre cercare la documentazione in un momento più adatto. Ma l’idea, qui e ora, è quella di avere la luce sull’auto.

Vuoi passare a Linux ? Fatti aiutare

Innanzitutto, cos’è Linux ?

È un termine semplificato. Linux è il nome del motore che si trova al centro del sistema. I puristi ti correggeranno dicendo « GNU/Linux », ma la prima parte, che è altrettanto importante, è uscita dal linguaggio comune.

Per semplificare al massimo, si tratta di un sistema informatico nato nel mondo accademico che permette di far funzionare computer grandi e piccoli (il tuo smartphone Android, il tuo router Internet e il GPS della tua auto funzionano con una versione di Linux) e che consente di utilizzare tutta una serie di software, per lo più comunitari e gratuiti. Questa definizione è davvero molto semplicistica, ma la preciserai col tempo.

Quale distribuzione scegliere ?

La domanda non è essenziale, ma è necessario porsela. Infatti, i sistemi che funzionano con un kernel Linux fanno parte, a differenza di quelli più monolitici di Apple e Microsoft, di una famiglia molto ampia.

Una « distribuzione » è un insieme costituito da un sistema, un ambiente desktop e software assemblati in modo da funzionare armoniosamente. Alcune distribuzioni sono destinate a usi molto specifici ; altre sono state pensate per essere di facile accesso.

Un sistema GNU/Linux è installato con dei software per poter lavorare immediatamente. Licenza CC By David Revoy

 

I geek passano il loro tempo a testare le distribuzioni e a confrontare i loro pregi e difetti. Ognuno ha la propria opinione e ognuno è pronto a difenderla. Forse un giorno anche tu ti appassionerai.

In definitiva, le cose sono abbastanza semplici se sei alle prime armi : scegli distribuzioni orientate al « grande pubblico », in modo da trovare facilmente documentazione e assistenza. Non lasciarti incastrare in soluzioni esotiche che ti daranno del filo da torcere.

Citiamo ad esempio Emmabuntüs, Ubuntu o Fedora, che sono progettate per facilitarne l’adozione e sono dotate di un’abbondante documentazione in francese.

Ho paura di non capire nulla di Linux

Sai davvero come funziona il tuo attuale Windows ? O il tuo smartphone ? O anche il tuo router Internet ?

All’inizio non avrai bisogno di sapere tutto su Linux per utilizzarlo. Bastano poche spiegazioni. Imparerai man mano e non saprai mai tutto, ma non importa. Personalmente considero ancora la frizione una cosa magica, non ci capisco niente. Ma parto comunque al semaforo verde.

La maggior parte dei geek, stanchi di passare le vacanze di fine anno o le serate a riparare i dispositivi Windows della famiglia, hanno fatto migrare tutti a Linux. E indovina un po’ ? Riceviamo molte meno richieste di assistenza rispetto a prima !

Funziona bene come Windows ?

Se fai questa domanda a una persona che usa Linux, la risposta sarà probabilmente « funziona meglio », con un sorriso leggermente condiscendente.

I sistemi Linux hanno enormi vantaggi : sono progettati sia per essere connessi che per essere ben difesi, perché le loro origini sono proprio lì. La maggior parte dei computer che fanno funzionare Internet utilizzano Linux, quindi è stato necessario garantire la sicurezza e l’interoperabilità. Le distribuzioni destinate ai nostri dispositivi personali sono varianti di sistemi progettati per preservarne l’integrità di fronte ad attacchi, aumento del carico di lavoro, guasti e interruzioni di rete.
In sostanza, far funzionare Linux sul tuo PC è come chiedere alla direttrice di un ipermercato di gestire il minimarket all’angolo. Farà perfettamente il suo lavoro, anzi, si annoierà un po’.

Attenzione però (eh sì, c’è un ma) se esci dai sentieri battuti dell’informatica domestica e utilizzi applicazioni professionali o specializzate. Verifica che esista un equivalente in Linux, cosa molto probabile, ma aspettati di dover imparare nuove abitudini. Si tratterà di un equivalente, di un’alternativa, non della stessa applicazione. Quindi, se un’attività per te essenziale che svolgi col tuo computer è al di fuori della consultazione di Internet, delle tue e-mail, dei social network, in breve degli usi più classici, tieni presente che ciò richiederà uno sforzo più o meno grande, come per qualsiasi cambiamento.

Passare da Windows a Linux è un po’ come traslocare : non si prendono più le stesse strade per tornare a casa, le chiavi non funzionano allo stesso modo, il panificio è diverso, bisogna memorizzare il nuovo codice dell’edificio, ma alla fine si dorme sempre nel proprio letto e si è in grado di prepararsi un piatto di pasta nella nuova cucina.

Anche una passione abbastanza diffusa come la fotografia richiederà un po’ di lavoro : le applicazioni di elaborazione delle foto (DarkTable, Gimp, RawTherapee) sono potenti ed efficaci su Linux, ma richiedono un po’ di tempo per essere padroneggiate. Perché non provarle oggi stesso ? Esistono anche su Windows ! Quante ore hai passato su LightRoom e Photoshop prima di imparare a usarli ?

Quanto costa ?

Abbiamo una buona notizia per te : la maggior parte delle distribuzioni Linux sono completamente gratuite. Ciò non significa che non devi dare nulla in cambio. Puoi contribuire allo sforzo collettivo versando il tuo contributo a un’associazione, al team che si occupa della manutenzione del tuo software preferito, o dando una mano a tua volta alle persone che ti circondano.

Ho un PC DAVVERO vecchio ; esiste una versione di Linux adatta a me ?

Esistono distribuzioni Linux « leggere » che possono funzionare su hardware vecchio. Per spiegarmi meglio, sempre semplificando un po’, la base rimane la stessa (in particolare il « kernel », sviluppato 34 anni fa da Linus Torvalds, il che spiega perché si chiama così), ma vengono utilizzate applicazioni meno esigenti e un ambiente desktop più economico. Si sacrifica l’eleganza per dare respiro al PC. Le icone sono meno belle e non ci sono effetti grafici mozzafiato, ma funziona. Questo articolo è stato scritto su un dispositivo che ha più di 15 anni ed è il mio computer principale.

Un altro vantaggio : la struttura compartimentata del sistema lo rende più robusto ; ad esempio, si può fare completamente a meno di un antivirus (che, per essere onesti, richiedono meno risorse rispetto al passato).

È anche possibile migliorare le prestazioni di un vecchio computer aggiungendo memoria supplementare e un disco rigido moderno (SSD), il che costa molto meno che comprarne uno nuovo (circa 200 euro). Ma la versione 11 di Windows richiede un componente hardware che non potrete aggiungere al vostro vecchio PC.

È fatto apposta. È per venderne di nuovi.

Come posso farmi aiutare ?

Insieme possiamo spostare le montagne – Licenza CC By David Revoy

In effetti, cimentarsi da soli in questa impresa è complicato, anche se fattibile. Su Internet si trovano tutorial ovunque.

L’April, l’associazione per la promozione e la difesa del software libero (di cui Framasoft è membro), ha lanciato il primo ottobre 2025 (e per un anno) l’operazione Adieu Windows, bonjour le Libre ! Trovi tutti gli eventi organizzati dai Gruppi di Utenti di Software Libero (GULL) sul sito https://adieuwindows.april.org o su l’Agenda du Libre.

Install-party, incontri digitali, punti informazioni o repair café : c’è sicuramente un evento organizzato vicino a te. Vieni con il tuo computer, i volontari ti aiuteranno a installare una distribuzione libera (non dimenticare di salvare i tuoi dati prima, ad esempio acquistando un disco rigido esterno per poche decine di euro).

Aide Linux è un’iniziativa costituita da volontari che intervengono a titolo individuale. Li trovi su https://aidelinux.gogocarto.fr/map#/

In conclusione

È il momento giusto. È il momento di fare il grande passo, di mandare al diavolo Microsoft e passare a un sistema elegante, libero e rispettoso, conservando al contempo il tuo hardware.

Il tuo computer manterrà le sue possibilità di evoluzione, senza ricatti, senza costi aggiuntivi, per anni.

Non ti spierà e ne avrai il controllo.

Non ti rifilerà pubblicità ogni cinque minuti. Anzi, se ben configurato, ti proteggerà da essa.

Non aspettare di trovarti con le spalle al muro l’anno prossimo.

È il momento di riprenderti la tua libertà !

Per saperne di più

La petizione :
https://www.halteobsolescence.org/non-taxe-windows-coalition-22-organisations-maintien-mises-a-jour-de-securite-windows-10/

Reportage « L’œil du 20H » : https://youtu.be/76T8oubek-c?si=NYCcDMHfrHJx9_R3
Ammira la maestria dei giornalisti nell’evitare di parlare di Linux.

Un sito dedicato alla fine di Windows 10 : https://endof10.org/it/

Rinvio della fine del supporto : https://www.presse-citron.net/microsoft-windows-10-sursis-un-an/

Articolo recente di Next : https://next.ink/201908/fin-de-windows-10-que-faire/

Distribuzioni :

Il problema per le istituzioni :
https://www.lesnumeriques.com/appli-logiciel/une-gabegie-de-ressources-pour-le-public-l-environnement-et-les-finances-publiques-une-petition-s-erige-contre-la-fin-de-vie-programmee-de-windows-10-n242395.html

E la soluzione : https://www.cio-online.com/actualites/lire-jean-marie-seguret-dsi-de-lyon–se-soustraire-de-microsoft-impose-un-travail-de-fond-16527.html

I sistemi basati su Linux sono ormai alla portata di tutti :
https://abilian.com/fr/news/2-millions-utilisateurs-linux-france/
https://cnll.fr/news/linux-en-france-2-millions-utilisateurs/

Grazie a David Revoy che ha realizzato i disegni che illustrano questo articolo. Anche lo sfondo delmio schermo è un disegno di David.

Il desktop dell’autore

06.10.2025 à 07:42

Khrys’presso du lundi 6 octobre 2025

Khrys
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01.10.2025 à 13:00

Fin de Windows 10 : faisons le point

Framasoft
Vous avez peut-être entendu parler de la fin du support de Windows 10 sans forcément y prêter attention, ou vous vous demandez si ça vous concerne. Faisons le point. À noter : version italienne réalisée par NILOCRAM. De quoi est-il question ? … Lire la suite­­
Texte intégral (4470 mots)

Vous avez peut-être entendu parler de la fin du support de Windows 10 sans forcément y prêter attention, ou vous vous demandez si ça vous concerne.

Faisons le point.

À noter : version italienne réalisée par NILOCRAM.

De quoi est-il question ?

Microsoft a annoncé la fin du support de Windows 10 pour le 14 octobre 2025. Le système ne recevra plus de mises à jour.

Microsoft pousse donc ses utilisateurs et utilisatrices à passer à la version supérieure, Windows 11.

Récemment, un « sursis » (appelons les choses par leur nom) d’un an a été annoncé, obtenu après pression populaire et valable uniquement pour les citoyennes et citoyens de l’Union Européenne (voir https://www.lemonde.fr/pixels/article/2025/09/26/fin-du-support-de-windows-10-microsoft-ouvre-la-possibilite-d-obtenir-une-prolongation-des-mises-a-jour_6643073_4408996.html)

Microsoft a communiqué sans entrain sur le sujet, comme le note l’association Halte à l’Obsolescence Programmée.

Cette année supplémentaire sera finalement gratuite aux dernières nouvelles, il était prévu qu’elle soit facturée $30 (environ 28€). Enfin, gratuit uniquement si vous créez votre compte sur les serveurs de Microsoft, leur laissant un accès total à vos données et votre matériel.

Mais quoi qu’il arrive, si vous avez un ordinateur un peu ancien (datant d’avant 2017), il ne pourra pas passer à Windows 11 et deviendra donc rapidement obsolète d’un point de vue logiciel. Voir : https://fr.wikipedia.org/wiki/Windows_11#Mise_%C3%A0_niveau_et_configuration_minimale_requise

Pour être tout-à-fait complet, il existe des solutions de contournement qui permettent d’installer Windows 11 sur un PC dépourvu de la fameuse puce de sécurité TPM 2.0 (installée sur les PC à partir de 2016). Mais elles mettent à mal la sécurité et même la stabilité du système. C’est dangereux.

Mais alors je fais quoi avec mon ordi ?

Ne vous découragez pas ! Continuez à lire ! Ce n’est pas une fatalité !

Est-ce que mon ordinateur va cesser de fonctionner ?

Votre ordinateur va continuer à fonctionner. Ses composantes matérielles sont toujours en bon état et conçues pour durer bien plus longtemps. Mais en l’absence de mises à jour, notamment de sécurité, le système Windows 10 va devenir vulnérable. Des virus et des personnes malhonnêtes vont pouvoir s’introduire dans la machine. Les risques sont réels, y compris dans le monde physique : surveillance de votre activité à des fins d’usurpation d’identité, chantage au verrouillage de l’ordinateur (rançongiciel), utilisation de votre boite mail pour envoyer des mails-pièges (phishing). Ce n’est pas de la science-fiction pour faire peur, c’est le quotidien des spécialistes en sécurité informatique.

Et si vous vous dites « pourquoi s’attaquerait-on à moi qui suis une personne anonyme dans la foule ? », sachez que les pirates ratissent tous azimuts, des milliers de fois par heure, toutes les cibles possibles.

Si votre ordinateur est exposé, ce n’est qu’une question de temps avant que les ennuis ne pointent leur nez.

Est-ce que je dois changer de PC ?

Si votre PC date d’avant 2017 et que vous souhaitez continuer à utiliser Windows, alors oui, il faut changer d’ordinateur. C’est-à-dire mettre au rebut un appareil qui fonctionne parfaitement et qui peut encore durer des années.

Du point de vue de l’environnement, c’est une catastrophe pure et simple. On estime à 240 millions le nombre d’ordinateurs qui vont partir à la casse (on vous a mis l’estimation basse, les chiffres changent selon les sources mais ils sont toujours énormes, une autre estimation parle de 400 millions). Or, il est démontré depuis longtemps que c’est la fabrication d’un appareil électronique qui pollue le plus dans son cycle de vie. Il est donc vertueux de conserver un appareil le plus longtemps possible si on veut minimiser son impact sur le monde.

Du point de vue du porte-monnaie, c’est aussi une très mauvaise nouvelle. Le prix des ordinateurs neufs, qui sont certes de plus en plus puissants, ne varie pas tant que ça dans le temps. C’est donc un gros investissement. Et surtout posez-vous la question : votre usage justifie-t-il d’avoir une machine ultra-puissante sur votre bureau ?

Sachez que le problème est le même pour les administrations, les associations, les entreprises. Cette histoire va coûter une fortune à la communauté toute entière, et donc à chacun et chacune d’entre nous par ricochet : votre mairie, votre école, votre employeur, les ministères, etc. Tout ça pour une décision prise aux États-Unis par une seule entreprise.

Mais pourquoi Microsoft fait ça ?

Microsoft est une entreprise capitaliste qui est là pour gagner de l’argent. Vous me direz : mon plombier aussi. Mais mon plombier ne m’oblige pas à acheter un nouveau logement parce que mon robinet est trop vieux.

Microsoft embarque sa technologie d’intelligence artificielle (Copilot) dans Windows 11. Il y a même des ordinateurs qui sont commercialisés sous le nom « Copilot+ ». Or, le développement de cette intelligence artificielle lui a coûté des fortunes, et va encore lui en coûter. Par exemple Microsoft s’est engagée à investir 25 milliards d’euros au Royaume-Uni lors de la visite de Trump.

Mais l’adoption est plus lente que prévu. Les gens ne savent pas trop quoi faire avec Copilot. À part des blagues et des comptes-rendus de réunion (on a une solution pour vous : essayez Lokas).

La Deutsche Bank a d’ailleurs publié le 27 septembre 2025 une analyse selon laquelle c’est toute l’économie des États-Unis qui est suspendue aux investissements dans l’intelligence artificielle.

Pour Microsoft, il s’agit de rentabiliser tout ça en augmentant le prix des licences (à l’achat Windows 11 coûtera plus cher que Windows 10, on parle de 145€ pour une licence « famille » contre 50€, trois fois plus). Quitte à forcer un peu la main de la clientèle, ben voyons.

À noter au passage : il a été prouvé que Windows 11 vous espionne dès son installation.

 

Est-ce qu’il y a une alternative au changement d’ordinateur ?

C’est le moment où jamais de tester autre chose.

Vous pouvez conserver votre ordinateur actuel et le passer sur un autre système qui a fait ses preuves : GNU Linux.

Le manchot, mascotte de Linux, sous le feu des projecteurs. Licence CC By David Revoy

 

Une bonne façon, entre parenthèses (militantes), d’expliquer à Microsoft que son monde, on n’en veut pas.

C’est un choix qui se répand : la part des systèmes Linux à la maison ne fait qu’augmenter, même si elle est encore timide, rapport à la mainmise de Microsoft sur ce marché. Pensez que, bien que ce soit illégal, vous n’avez pas encore vraiment le choix du système quand vous achetez un ordinateur neuf, parce que Microsoft a signé des accords avec les constructeurs. Vous ouvrez le carton, Windows est déjà là. C’est de la vente liée, c’est interdit, mais on vous expliquera qu’un ordi vide, que vous devrez installer vous-même, ne se vendrait pas.

Cependant de plus en plus de fournisseurs de PC vous proposent des ordinateurs sans système pré-installé, ou vous laissent le choix.

Quant à la question qui nous préoccupe aujourd’hui : installer Linux sur un ordinateur que vous possédez déjà, c’est devenu très simple. Même, paradoxalement, presque plus simple que pour Windows, qui vous oblige à être connecté⋅e à Internet, à créer un compte Microsoft, etc.

Une impasse, Windows ? Pas de souci, on a autre chose à proposer ! – Licence CC By David Revoy

 

Toutefois, ça peut sembler un défi insurmontable quand on est simple utilisateurice. Faites-vous aider.

Pensez à l’ennui que c’est de changer une ampoule sur votre voiture : il faut avoir des doigts de fée, travailler à tâtons, au risque de se couper, alors vous préférez demander à quelqu’un qui l’a déjà fait et c’est tout de suite plus simple. Si vous voulez vraiment apprendre comment faire, il sera toujours possible de chercher de la documentation dans un moment plus adapté. Mais l’idée, là, maintenant, c’est d’avoir de la lumière sur la voiture.

Envie de passer à Linux ? Faites-vous accompagner

D’abord c’est quoi, Linux ?

C’est un mot simplificateur. Linux est le nom du moteur qui se trouve au cœur du système. Les puristes vous reprendront en disant « GNU/Linux », mais la première partie, qui est tout aussi importante, est sortie du langage courant.

Pour schématiser à la grosse louche, c’est un système informatique issu du monde universitaire qui permet de faire tourner des ordinateurs gros comme petits (votre smartphone Android, votre box Internet, et le GPS de votre voiture tournent sur une version de Linux) et qui permet d’utiliser toute une galaxie de logiciels, la plupart du temps communautaires et gratuits. Cette définition est vraiment très simpliste, mais vous l’affinerez au fil du temps.

Quelle distribution choisir ?

Cette question n’est pas essentielle, mais il faut se la poser. En effet, les systèmes tournant avec un noyau Linux font partie, contrairement à ceux d’Apple et Microsoft plus monolithiques, d’une très vaste famille.

Une « distribution » est un ensemble constitué d’un système, d’un environnement de bureau, et de logiciels assemblés de façon à fonctionner harmonieusement. Certaines distributions sont destinées à des usages bien spécifiques ; certaines ont été pensées pour être faciles d’accès.

Un système GNU/Linux est installé avec des logiciels pour pouvoir travailler immédiatement. Licence CC By David Revoy

 

Les geeks passent leur temps à tester des distributions et à comparer leurs mérites et défauts. Tout le monde a son avis, tout le monde est prêt à le défendre. Vous vous y mettrez peut-être un de ces jours.

En définitive, les choses sont assez simples si vous débutez : choisissez des distributions orientées « grand public », de façon à trouver facilement de la documentation et de l’aide. N’allez pas vous embringuer dans des solutions exotiques qui vont vous donner du fil à retordre.

Citons par exemple Emmabuntüs, Ubuntu ou Fedora qui sont conçues pour vous faciliter leur adoption et pourvues d’une abondante documentation en français.

J’ai peur de ne rien comprendre à Linux

Est-ce que vous savez réellement comment fonctionne votre Windows actuel ? Ou votre smartphone ? Ou même votre box Internet ?

Dans un premier temps, vous n’aurez pas besoin de tout savoir sur Linux pour l’utiliser. Quelques explications suffiront. Vous apprendrez en marchant et vous ne saurez jamais tout, mais ça n’est pas grave. Personnellement je considère encore que l’embrayage est un truc magique, je n’y comprends rien. Mais je démarre quand même au feu vert.

La plupart des geeks, lassés de passer leurs congés de fin d’année ou leurs soirées à dépanner les appareils Windows familiaux, ont migré tout le monde sous Linux. Et devinez quoi ? Nous recevons beaucoup moins de sollicitations qu’avant !

Ça fonctionne aussi bien que Windows ?

Si vous posez cette question à une personne qui utilise Linux, la réponse sera probablement « ça fonctionne mieux », avec le sourire légèrement condescendant de circonstance.

Les systèmes Linux ont d’énormes avantages : ils sont conçus pour être à la fois connectés et étanches, parce que leurs origines sont là. La plupart des ordinateurs qui font tourner Internet sont sous Linux, il a donc fallu faire en sorte que la sécurité et l’interopérabilité soient au rendez-vous. Les distributions destinées à nos appareils personnels sont des déclinaisons de systèmes conçus pour préserver leur intégrité face aux attaques, à une augmentation de la charge de travail, aux pannes, aux coupures du réseau.
En gros, faire tourner Linux sur votre PC, c’est comme si vous demandiez à la directrice d’un hypermarché de gérer la supérette du coin. Elle va parfaitement faire le job, voire s’ennuyer un peu.

Attention tout de même (ben oui, il y a un bémol) si vous sortez des sentiers battus de la bureautique familiale et que vous utilisez des applications professionnelles ou spécialisées. Vérifiez qu’il existe un équivalent sous Linux, ce qui est très probable, mais attendez-vous à devoir apprendre de nouvelles habitudes. Il s’agira d’un équivalent, d’une alternative, pas de la même application. Donc si une activité essentielle pour vous se trouve dans votre ordinateur en dehors de la consultation d’Internet, de vos mails, des réseaux sociaux, en bref des usages les plus classiques, notez bien que ça va vous demander un effort plus ou moins grand, comme pour n’importe quel changement.

Passer de Windows à Linux, c’est un peu comme déménager : on ne prend plus les mêmes routes pour rentrer chez soi, les clés ne fonctionnent pas pareil, la boulangerie est différente, il faut mémoriser le nouveau code de l’immeuble, mais au final on dort toujours dans son lit et on est capable de se faire des nouilles dans la nouvelle cuisine.

Même une passion assez répandue comme la photographie va vous demander un peu de boulot : les applications de traitement de photos (DarkTable, Gimp, RawTherapee) sont puissantes et efficaces sous Linux, mais elles demandent à être apprivoisées. Pourquoi ne pas les essayer dès aujourd’hui ? Elles existent aussi sous Windows ! Quel nombre d’heures avez-vous passé sur LightRoom et Photoshop avant de savoir vous en servir ?

 

Combien ça coûte ?

Nous avons une bonne nouvelle pour vous : la plupart des distributions Linux sont entièrement gratuites. Ça ne veut pas dire qu’il ne faut rien donner en échange. Vous pourrez contribuer à l’effort collectif en versant votre écot à une association, à l’équipe qui assure la maintenance de votre logiciel favori, ou encore en donnant un coup de main à votre tour dans votre entourage.

 

J’ai VRAIMENT un vieux PC ; est-ce qu’il y a une version de Linux pour moi ?

Il existe des distributions Linux « légères » qui peuvent faire tourner du vieux matériel. Pour vous expliquer, toujours en schématisant un peu, le socle reste le même (notamment « le noyau », développé il y a 34 ans par M. Linus Torvalds, ce qui vous explique pourquoi on l’appelle comme ça) mais on met des applications moins gourmandes et un environnement de bureau plus économe. On sacrifie à l’élégance pour donner du souffle au PC. Les icônes sont moins jolies et il n’y a pas d’effets graphiques époustouflants, mais ça fonctionne. Cet article est écrit sur un engin qui a plus de 15 ans et qui est mon ordinateur principal.

 

Autre atout : la structure compartimentée du système le rend plus robuste ; on peut par exemple se passer complètement d’un antivirus (qui sont devenus, pour être tout-à-fait honnête, moins gourmands qu’autrefois).

 

Il est aussi possible de donner un coup de fouet à une vieille machine en lui greffant de la mémoire supplémentaire et un disque dur moderne (SSD), ce qui revient bien moins cher que d’en racheter un (environ 200 euros). Mais la version 11 de Windows nécessite un composant matériel que vous ne pourrez pas ajouter dans votre vieux PC.

 

C’est fait exprès. C’est pour en vendre.

 

Comment me faire aider ?

Ensemble on déplace des montagnes – Licence CC By David Revoy

 

En effet, se lancer dans son coin reste délicat, même si c’est faisable. Il y a des tutoriels partout sur Internet.

 

L’April, l’association pour la promotion et la défense du Logiciel Libre (dont Framasoft est membre) a lancé ce premier octobre 2025 (et pour un an) l’opération Adieu Windows, bonjour le Libre ! Retrouvez tous les événements organisés par des Groupes d’Utilisateurices de Logiciels Libres (GULL) sur le site https://adieuwindows.april.org ou sur l’Agenda du Libre.

 

Install-parties , permanences, rendez-vous numériques, points infos ou repair cafés, il y a forcément un évènement qui sera organisé près de chez vous. Venez avec votre ordi, des bénévoles vous aideront à installer une distribution libre (n’oubliez pas de sauvegarder vos données avant, par exemple en achetant un disque dur externe pour quelques dizaines d’euros).

 

Aide Linux est une initiative constituée de bénévoles qui interviennent à titre individuel. Retrouvez les sur https://aidelinux.gogocarto.fr/map#/

La carte Aide Linux

En conclusion

C’est le moment. C’est le moment de sauter le pas, de faire un bras d’honneur à Microsoft et de passer à un système élégant, libre et respectueux, tout en conservant votre matériel.

Votre ordinateur gardera ses possibilités d’évolution, sans chantage, sans coût supplémentaire, pendant des années.

Il ne vous espionnera pas, et vous en aurez la maîtrise.

Il ne vous fourguera pas de la publicité toutes les cinq minutes. Voire, bien réglé, il vous en protégera.

N’attendez pas d’être au pied du mur l’an prochain.

C’est le moment de reprendre votre liberté !

Pour aller plus loin

Page officielle de Microsoft : https://support.microsoft.com/fr-fr/windows/windows-10-support-prend-fin-le-14-octobre-2025-2ca8b313-1946-43d3-b55c-2b95b107f281

 

La pétition :
https://www.halteobsolescence.org/non-taxe-windows-coalition-22-organisations-maintien-mises-a-jour-de-securite-windows-10/

 

Reportage « l’œil du 20H » : https://youtu.be/76T8oubek-c?si=NYCcDMHfrHJx9_R3
Admirez la virtuosité des journalistes pour éviter de parler de Linux.

Un site dédié à la fin de Windows 10 : https://endof10.org/fr/

Report de la fin du support : https://www.presse-citron.net/microsoft-windows-10-sursis-un-an/

Article récent de Next : https://next.ink/201908/fin-de-windows-10-que-faire/

 

Distributions :

 

Le problème pour les institutions :
https://www.lesnumeriques.com/appli-logiciel/une-gabegie-de-ressources-pour-le-public-l-environnement-et-les-finances-publiques-une-petition-s-erige-contre-la-fin-de-vie-programmee-de-windows-10-n242395.html

Et la solution : https://www.cio-online.com/actualites/lire-jean-marie-seguret-dsi-de-lyon–se-soustraire-de-microsoft-impose-un-travail-de-fond-16527.html

 

Les systèmes basés sur Linux sont désormais à la portée de tout le monde :
https://abilian.com/fr/news/2-millions-utilisateurs-linux-france/
https://cnll.fr/news/linux-en-france-2-millions-utilisateurs/

 

Merci à David Revoy qui a réalisé les dessins illustrant cet article. Même mon fond d’écran est un dessin de David. 

 

Bureau de l’auteur

29.09.2025 à 20:00

Chat Control, ça s’en va… et ça revient

Framatophe
La directive dite Chat Control, actuellement discutée au niveau européen, pourrait bouleverser en profondeur nos usages numériques quotidiens. Présentée comme une mesure pour lutter contre la pédocriminalité en ligne, elle obligerait les services de messagerie et de communication à analyser … Lire la suite­­
Texte intégral (4422 mots)

La directive dite Chat Control, actuellement discutée au niveau européen, pourrait bouleverser en profondeur nos usages numériques quotidiens. Présentée comme une mesure pour lutter contre la pédocriminalité en ligne, elle obligerait les services de messagerie et de communication à analyser systématiquement tous les messages, photos et vidéos échangés par les utilisateurs, y compris les conversations privées chiffrées. En clair, cela reviendrait à instaurer une surveillance de masse automatique, sans distinction entre suspects et citoyens ordinaires. Si ses objectifs affichés paraissent légitimes, les moyens proposés posent de graves questions de respect de la vie privée, d’efficacité réelle, et de compatibilité avec les droits fondamentaux. Cet article revient sur les principaux enjeux et dérives possibles de Chat Control, afin d’éclairer un débat qui, au-delà de la technique, concerne la liberté de chacun à communiquer sans être épié.


Dans La baleine et le réacteur, Langdon Winner montre (chap. 8) que les politiques encadrant les technologies se réduisent souvent à une analyse des risques. On compare risques et bénéfices, sans considérer que le risque est souvent perçu de manière subjective — peur légitime ou courage — et comporte toujours une part irrationnelle, même si, dans l’histoire, on a multiplié des instruments efficaces de mesure du risque. Winner souligne que fonder une décision politique sur la mesure du risque oblige les opposants à prouver que le bénéfice ne vaut pas le préjudice, lequel devient alors une conséquence acceptable plutôt qu’un problème en soi.

C’est cette manière d’envisager les choses qui prévaut depuis mai 2022 lorsque la Commission Européenne a présenté un projet de Règlement (COM(2022) 209) dans le cadre de sa stratégie relative à « un Internet plus sûr pour les enfants ». Porté par la DG Home, le projet s’inscrit dans un programme général de prévention des abus sexuels sur mineurs (Child Sexual Abuse Regulation, CSAR). Le projet CSAR est surnommé Chat Control par ses détracteurs, insistant par là sur les conséquences hautement préjudiciables du projet sur les droits fondamentaux. Tout se passe néanmoins comme si le débat ne se limitait qu’à un compromis rendu obligatoire au nom des droits de l’enfance entre politique sécuritaire et liberté de communiquer.

Comme vous le verrez plus bas, le projet est toujours sur la table des négociations et il faut cette fois encore se mobiliser (avant le 14 octobre prochain !)

Pourquoi est-ce la Commission Européenne et non le Parlement qui a proposé ce projet de régulation ? Il appartient à la Commission de traduire dans les décisions la volonté politique de l’UE. L’exposé des motifs présente donc les arguments non pas sous l’aspect politique mais sous l’aspect de l’expression d’un besoin constaté :

  1. les abus sexuels sur mineurs en ligne seraient en forte augmentation,
  2. les outils actuels seraient insuffisants pour détecter et supprimer les contenus pédocriminels,
  3. il faudrait un cadre juridique harmonisé dans l’UE pour obliger les plateformes à détecter ces contenus,
  4. en tant qu’organe exécutif, la Commission agit dans le cadre de ses mandats, notamment l’article 114 et l’article 83 du Traité sur le fonctionnement de l’Union Européenne, et propose donc un projet de régulation.

Dès l’instant que la Commission Européenne propose un dispositif de lutte contre la pédocriminalité, le débat est biaisé car il ne s’agit plus de discuter des effets probables du dispositif en matière d’éthique, d’équité, ou même de politique : le sujet est posé, il lui faut une solution technique. Toute controverse implique d’abord de se départir de l’accusation implicite de vouloir remettre en cause la protection de l’enfance. C’est au nom de l’article 24 des Droits fondamentaux de l’UE (droits de l’enfant), qui font écho avec la Charte des Nations Unies, que le principe fondamental du projet de régulation est posé. Mais ce faisant, on peut toutefois s’interroger : peut-on ériger un droit fondamental au dessus des autres ? Le principe de l’égalité des droits fondamentaux semble le contredire, mais dans certains cas, la situation peut être déclarée temporaire. C’est dans cette brèche que s’engouffrent la plupart des problématiques touchant à la surveillance électronique : par exemple, quel équilibre trouver entre le droit à la liberté d’expression et la protection de la vie privée ? vieux problème, n’est-ce pas ?

Dans une telle situation, le préjudice est à la mesure du risque : d’un côté le risque d’une croissance de la pédocriminalité, de l’autre la confidentialité des communications. Par son projet de régulation, la Commission ne prétend pas résoudre un dilemme, elle prétend d’emblée vouloir trouver une solution technique qui puisse satisfaire la tension entre risque et préjudice. La conséquence est la négation du système économique, social et politique dans lequel s’inscrit ce solutionnisme.

Couverture Le petit Spirou

Pourquoi Framasoft en parle ?

En tant qu’association d’éducation populaire, voilà des années que nous promouvons les solutions alternatives, respectueuses de données personnelles des utilisateurs et permettant à chacun d’exercer son droit à la communication privée. C’est pour cela que nous avons à multiples reprises plébiscité les solutions… les moins pire. L’utilisation de Signal, par exemple risque d’être très largement empêchée en cas de compromis fonctionnel du CSAR entre les pays européens. La présidente de Signal, Meredith Whittaker, s’est clairement prononcé pour un retrait de l’application du marché européen si tel était le cas.

D’autres solutions existent et on peut en trouver une petite liste dans ce billet. Néanmoins, alors que voilà déjà deux ans que nous avions relayé la mobilisation à l’encontre de Chat Control, force est de constater une très forte insistance de certains élus européens et des institutions elles-mêmes à l’encontre du chiffrement et du droit à la communication privée.

Notre responsabilité ne consiste pas seulement à promouvoir des logiciels libres mais aussi de prévenir les utilisateurs des effets potentiellement sacrificiels auxquels ils s’exposent. Dans un monde où l’utilisation de technologies de chiffrement n’est plus associée à la vie privée et à l’hygiène numérique mais à un comportement potentiellement suspect, nous sommes en devoir de les alerter et de participer à la mobilisation.

Client-side scanning

Le texte de la proposition CSAR ne mentionne pas explicitement les techniques censées être utilisées dans le cadre de la surveillance des communications interpersonnelles. Il laisse cependant des portes ouvertes en ces termes (texte initial) :

(…) le processus de détection est, de manière générale, le plus intrusif pour les utilisateurs (…), vu qu’il nécessite l’examen automatique du texte des communications interpersonnelles. Il importe, à cet égard, de tenir compte du fait qu’un tel examen est souvent la seule manière de détecter de tels abus et que la technologie utilisée ne « comprend » pas le contenu des communications, mais y recherche plutôt des schémas connus, définis à l’avance, qui indiquent la possibilité d’un pédopiégeage.

L’analyse automatisée des messages privés est par nature incompatible avec le chiffrement de bout en bout. Mais la Commission ne peut pas affirmer explicitement que le chiffrement de nos communications présente en soi un danger pédocriminel, en particulier parce que le chiffrement des communications est nécessaire dans bien des cas d’usage : pensez par exemple lorsque vous communiquez avec votre banque. La seule conclusion qui s’impose, et qui fait primer la logique sur l’éthique (et même l’économie), c’est que l’analyse doit être faite avant chiffrement, donc sur le dispositif lui-même, votre smartphone, votre ordinateur, avec l’application utilisée. Charge aux fournisseurs de se débrouiller pour mettre en place un dispositif de contrôle automatique, c’est-à-dire ouvrir une porte (une backdoor) pour scanner ce que vous faites. Imaginez par exemple être épié par dessus votre épaule lorsque vous écrivez une lettre : personne ne vous empêche de la mettre sous enveloppe et la poster, par contre un tiers aura analysé, et donc lu, ce que vous avez écrit.

C’est ce qu’on appelle le client-side scanning (CSS). L’annexe 9 (pages 284 sq) de l’étude d’impact de la proposition de régulation porte sur la question du difficile équilibre entre le droit à la communication privée (le chiffrement des communication) et la détection de contenus pédocriminels. La solution qui semble la meilleure à retenir en l’état consiste à réaliser un scan et une analyse de correspondance directement sur le dispositif lui-même ou sur un serveur distant avant l’envoi du contenu au destinataire (voir p. 309 et p. 310).

On peut noter hélas que cette annexe technique est rédigée un peu à la va-vite. Par exemple, la question de l’évaluation des risques de faux positifs liés aux contenus pédocriminels sont réduits à des chiffres épars notamment fournis par des dispositifs qui, eux, ont tout intérêt rassurer. Par exemple PhotoADN, fourni par Microsoft, qui estime à 1/50 milliards le nombre de faux positifs (voir note p. 281 : comment est-évalué ? avec de l’IA ?). Par ailleurs, servant la soupe à l’approche comparative des dispositifs envisagés, on peut noter le lobbying assez intense de la « fondation » Thorn qui s’est positionné pour promouvoir son dispositif de surveillance auprès des fonctionnaires européens, ce qui fut assez commenté et documenté dès 2022.

En réalité, tout le projet s’expose à des contradictions assez évidentes avec les dispositions mêmes de l’Union Européenne :

  • L’article 7 de la Charte des droits fondamentaux de l’UE qui garantit le respect de la vie privée et des communications : « Toute personne a droit au respect de sa vie privée et familiale, de son domicile et de sa correspondance ».
  • Le principe de proportionnalité : les mesures proposées sont disproportionnées par rapport à l’objectif poursuivi et généralise le caractère potentiellement criminel de toute activité de communication privée. Tout le monde serait un pédocriminel en puissance.
  • Malgré l’exhaustivité de l’étude d’impact, le projet ne prévoit pas de mécanismes clairs pour éviter les abus ou limiter l’usage du CSS à la seule lutte contre la pédocriminalité sur Internet.

Du côté de la société civile, on note depuis 2022 la multiplication des analyses techniques démontrant que le CSS est une mauvaise solution. Comme le rappelle l’Internet Society, l’analyse côté client :

  • est à la source d’une augmentation de la surface d’attaque des dispositifs exposant ainsi les individus à un risque accru de criminalité profitant de ces vulnérabilités,
  • pose un ensemble de défis quasiment insurmontables : la puissance de traitement pour pouvoir analyser tous les contenus en temps réel, la maintenance des bases de données, le contrôle de ces bases de données (qui a accès ? qui contrôle ?),
  • expose à des détournements à d’autres fin que la lutte contre la pédocriminalité : la surveillance de masse à des fins répressives.

Depuis 2022, les prise de position se multiplient à l’avenant. En 2023, le Contrôleur européen de la protection des données lui-même dans un communiqué concluant un séminaire spécialement consacré, qualifie le projet CSAR comme une tentative inadaptée, inefficace, et potentiellement nuisible. Un an plus tard, Netzpolitik rapporte encore :

Depuis des années, des légions d’experts en informatique et chercheurs en sécurité, des juristes, des experts en protection des données, des organisations numériques, des entreprises technologiques, des fournisseurs de messagerie, des représentants des Nations Unies, des experts en protection de l’enfance, des gardiens des normes Internet, des scientifiques et toutes sortes d’experts ont tiré la sonnette d’alarme dans le monde entier : Chat Control est dangereux. Il s’agit d’une nouvelle forme de surveillance de masse. Elle affaiblira la sécurité informatique de chacun d’entre nous. Elle introduirait une infrastructure de surveillance sur les applications et les terminaux au-delà de l’UE, que les États autoritaires utiliseraient à leur avantage.

Les arguments sont controversés mais attention aux fachos

Considérant que l’expertise ne lui était guère favorable, la Commission Européenne a beaucoup communiqué pour promouvoir son projet. Le député européen Patrick Breyer (Verts/Alliance Libre, membre du Parti Pirate) a réalisé un long dossier sur Chat Control dans lequel il démonte plusieurs arguments fallacieux utilisés par la Commission (voir en anglais et en français). Il ici inutile de les répéter, le dossier étant sur ce point assez complet.

En revanche, la saga de la Commission fut émaillée de plusieurs épisodes pour le moins affligeants. Par exemple, cette affaire de pantouflage de deux agents d’Europol chez Thorn, la multiplication de réunions à rythme soutenu pour passer le projet en force, les eurodéputés eux-mêmes qui ne veulent pas de surveillance de masse, etc.

Un épisode de cette saga mérite toutefois de s’y attarder un peu. Celui de l’affaire de microciblage illégal employé par la Commission pour communiquer auprès du public des Pays Bas afin de faire tourner l’opinion en sa faveur. Ce qui est intéressant, dans cette histoire, c’est que ce microciblage visait à exclure des groupes dont les opinions sont plus ou moins proches de l’extrême droite. La raison est à la fois trouble et double. En premier lieu parce que la rapporteuse initiale du projet, la suédoise Ylva Johansson est à l’aile gauche du parti social-démocrate suédois. Un échec de ses multiples prises de parole verrait sa position pro-européenne battre de l’aile, une position qui, encore récemment, mise énormément sur la recherche de compromis entre les pays européens, en particulier en faveur d’une politique migratoire accueillante. En second lieu, il faut prendre en compte que Chat Control est aussi bien décrié par les élus européens d’extrême droite qui y voient un double avantage : d’une part démontrer que l’UE remet en cause les principes souverainistes auxquels ils adhèrent et d’autre part leur permet à peu de frais de se positionner en défenseurs des libertés. Pour les élus français on peut voir par exemple la lettre écrite par Virginie Joron et Tom Vandendriessche sur X ou cette Question à la Commission par Mathilde Androët. Bien sûr, il s’agit d’une question d’affichage et de posture, mais voir nos principes fondamentaux défendus par une engeance pareille me fait vraiment froid dans le dos (remarquons toutefois que ce genre de position est à géométrie variable, puisque les illibéraux fascisants comme Viktor Orban sont plutôt favorables à des logiciels espions comme Pegasus, plus discrets sans doute…).

Les compromis ont bon dos

En fait, si l’on regarde bien la chronologie de la proposition de Règlement, les multiples réunions de compromissions se soldant ou non par des accords, elle suit une route parfaitement rectiligne jusqu’à aujourd’hui. Devant les désaccords, les présidences tournantes du Conseil n’ont jamais cessé de remettre le projet sur la table, montrant ainsi que plusieurs pays le soutiennent activement et que le texte risque de devenir un sujet particulièrement clivant.

Il se trouvait néanmoins qu’en juin 2024 on pouvait croire la situation définitivement bloquée. En effet, alors que la Belgique avait tenté de remettre un proposition de compromis qui relançait le débat sur le client-side scanning, plusieurs pays ont annoncé leur refus de principe ou leur abstention. Comme le projet n’avait alors aucune possibilité de trouver un accord qualifié, le Conseil l’avait donc supprimé de l’ordre du jour. Venait ensuite la présidence de la Hongrie et son gouvernement particulièrement pro-surveillance, qui relança… heureusement encore un échec, appuyé notamment en août 2024, par une lettre ouverte de plus de 300 chercheurs européens montrant que « les solutions techno-centrées basées sur la surveillance ne sont pas une bonne option pour lutter contre la propagation des contenus pédocriminels ». Entre-temps l’Autriche s’est abstenue, et la Pologne a proposé une refonte assez radicale, fidèle à sa position selon laquelle le projet CSAR est bien trop intrusif (elle privilégiait la détection volontaire sur le mode de la prévention (les fournisseurs signalent d’eux-mêmes les contenus illicite). D’autre pays encore s’étant positionnés à l’encontre, les compromis sont restés hasardeux.

Sauf que… le 1er juillet 2025, le Danemark a pris la tête du Conseil de l’Union européenne et a relancé un projet de compromis. Les négociations seraient censées aboutir à une validation du texte le 14 octobre 2025. Une étude assez complète du texte du compromis danois peut-être trouvée sur edri.org. On retrouve le retour de la détection obligatoire (et de masse) cette fois automatisée par IA, le client-side scanning avec un consentement plus ou moins rendu obligatoire ( !), la classification de tous les systèmes de messagerie chiffrés comme étant à haut risque (donc aucune exception), un système de vérification d’âge (dont on connaît déjà les limites, ne serait-ce qu’en termes de faisabilité et de fiabilité et qui exclurait d’emblée les enfants de la possibilité d’utiliser du chiffrement).

Avec un peu d’optimisme, Edri.org note toutefois :

Étant donné que bon nombre de ces éléments sont précisément à l’origine de l’opposition de longue date de la minorité de blocage (les 11 États membres qui empêchent l’adoption du règlement CSA au Conseil), il est évident que les Danois courent à un nouvel échec. Leur tentative ressemble davantage à un exercice de relations publiques qu’à une véritable volonté de faire avancer les choses…

À l’heure de la rédaction de cet article, bien que quelques médias secondaires affirment que la France s’est enfin positionnée et serait favorable à une mouture du projet proposé par le Danemark, aucune position officielle du gouvernement Français n’est parue… Mais… récemment encore, en mars 2025, le gouvernement de Bruno Retailleau était prêt à beaucoup de concessions avec les libertés pour surveiller les communications à l’encontre du chiffrement. Cela fait suite à de nombreuses tentatives de limitation du droit des correspondances dans l’histoire récente de la France. Ainsi, il fut nullement étonnant de voir les représentants du gouvernement français dans le groupe de travail sur l’application de la loi du 12 octobre 2025 (version diffusée par la représentation allemande ; ce groupe de travail vise à préparer et coordonner les décisions politiques liées à la coopération policière européenne) tenir la position favorable suivante :

La France s’est largement déclarée en faveur du texte actuel. Elle a salué le fait que les ordonnances de détection aient été réintroduites. Elle s’est également félicitée de l’inclusion de la classification des risques et de l’analyse côté client. La proportionnalité a été maintenue. Il était important de garantir un examen humain des résultats positifs. La France souhaiterait donc que le Hit-System [système de correspondance de résultats dans une analyse côté client] soit réintroduit dans le texte afin de réduire le nombre de faux positifs. En outre, il doit exister un moyen de faire passer rapidement les services au statut « à haut risque » sur la base de conclusions pertinentes. La sextorsion étant un problème majeur en France, celle-ci a plaidé en faveur d’une période d’examen plus courte pour le grooming [pédopiégeage] (18 mois au lieu de 3 ans). La France s’est également félicitée de la certification des technologies de détection et de la prolongation prévue de 72 mois du règlement provisoire.

Sans vouloir dépeindre négativement la situation, il faut reconnaître que ce dernier document est assez alarmant. La majorité des représentants y soutiennent le texte, malgré quelques réserves techniques secondaires. Seules la Pologne, l’Allemagne et la Tchéquie font preuve d’assez d’intelligence pour pouvoir, espérons-le, empêcher l’avènement du CSAR.

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